Vorrei condividere con voi la riflessione di Alex, 40 anni, padre di una creatura bellissima e con una prestigiosa carriera in corso.
“Non siamo stati abituati all’idea di imperfezione”, non siamo preparati a fare i conti con quella entità sconosciuta e imprevedibile che è la vita. A volte crudele, faticosa, poco rispettosa delle nostre migliori e idealistiche aspettative. Siamo costantemente orientati a credere che se seguiremo certi schemi, familiari, sociali, professionali, se ci identificheremo nei modelli “corretti”, tutto magicamente si incastrerà davanti ai nostri occhi e ce la faremo.
Il fallimento non è lontanamente considerato. Non può accadere. Significa che dovremmo tirare una riga rossa e cancellare tutto, perché abbiamo sbagliato. Siamo sbagliati. Ma c’è chi fa i conti con l’errore, come Alex. In quanti, ci chiediamo, hanno il coraggio di accettarlo, sospendere il giudizio e dargli un nome? È possibile costruire ruoli e regole attorno al fallimento? È possibile scardinare le regole comuni e considerarlo, guardandolo da prospettive nuove? E se si potesse trasformare in un alleato?
“Credere nell’imperfezione della vita non è cinismo”, puntualizza Alex, “è una semplice considerazione che nasce dall'osservazione equilibrata della realtà. La paternità è una esperienza meravigliosa, ma anche molto faticosa” aggiunge.
Con questa premessa non voglio demolire l’impalcatura di chi considera la propria vita perfetta, né tantomeno promuovere la filosofia del bicchiere mezzo vuoto. Vi propongo solo di indossare per qualche minuto un paio di occhiali differente e vedere ciò che a volte resta sullo sfondo. Quali riflessioni possono nascere dalla provocazione di Alex?
La mia ipotesi – mossa dall'esperienza di counsellor - mi suggerisce che ogni tipo di fatto che ci accade o cosa a cui crediamo conservi in sé il germe di una nuova consapevolezza e sia di supporto alla costruzione di un senso sempre diverso da donare alla nostra esistenza.
E per introdurre l'idea che l’imperfezione della vita “serva” a qualcosa vi invito a leggere il prossimo l’articolo.